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10 mila chilometri e sentirsi a casa

Come promesso, eccoci qua : a Lima … e su queste pagine  😉  .
Stamani mattina, prima delle 6, ora locale, siamo atterrati. Il viaggio è stato piuttosto confortevole, anche se inevitabilmente lungo.
Siamo arrivati pure con un’ora di anticipo in un sonnacchioso e deserto aeroporto che sembrava aspettare il nostro sbarco per svegliarsi.
La nostra referente ci ha raggiunti appena siamo usciti dalla dogana e, subito dopo aver comprato i biglietti per raggiungere (domani) Arequipa, abbiamo rivisto la città che ha dato i natali a MaPi.

20141109_075612Già ad una prima occhiata si nota che 5 anni, da un punto di vista atmosferico, non hanno sortito cambiamenti. La garua fa sempre da padrona mangiandosi ogni tipo di orizzonte, anche se poi, nella mattinata, il tempo è migliorato, offrendoci i panorami che conoscevamo.

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Ma non sono questi i luoghi che abbiamo avuto fretta di visitare : fin da poco prima di atterrare, l’alba che ha “inseguito” il nostro aereo ed ha illuminato il nostro atterraggio, dopo un viaggio completamente notturno, ci ha emozionato e commosso.
Abbiamo subito realizzato che avremmo avuto davanti una giornata intera per fare quattro passi in alcuni luoghi speciali. Così, dopo aver fatto una bella doccia in albergo, siamo scesi a contrattare passaggi con i tassisti per raggiungere parco Kennedy a Miraflores, il parco dove abbiamo passato tantissimo tempo con MaPi.

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E visto che è pure domenica, come possiamo rinunciare alla messa nella Chiesa di Nostra Signora dalle Mani di Forbice? (passatemi la battuta, conoscete la mia devozione alla Madonna, ma questa statua, non si può guardare …)

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Abbiamo pranzato in un ristorante sulla passeggiata di Miraflores dove avevamo mangiato anche con Eugenia nel 2009 e poi mi sono fatto affascinare di nuovo dai ragazzi del parapendio :

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Solo che stavolta, quello che non mi ha affascinato è stato il prezzo : 240 soles (80 dollari) per 10 minuti … quando non era legale e si contrattava ero riuscito a fare quasi mezz’ora con 30 dollari … vabbè.

E’ incredibile come ci siamo sentiti a casa così lontani da casa, come ogni angolo ci procurasse un ricordo vivido, un negozio, un palazzo, tutto è come era con MaPi. Ad ogni incrocio, tornando in albergo con un taxi (dopo aver tirato sul prezzo perché secondo il tassista il tratto era lungo, secondo me era breve) era possibile rammentare con Laura un episodio.
Ci sentiamo così a casa tanto che ad un certo punto del tragitto, per non allungare troppo la strada, mi sono permesso di dare indicazioni al tassista, che prima mi ha guardato come un alieno, colpito dal mio idioma tosco-ispanico, poi mi ha assecondato … ma forse solo perché anche in Perù, ai matti, dicono sempre di sì.

Adesso buona notte, qui sono solo le dieci, ma avendo ancora addosso il fuso nostrano, mi sento abbastanza a pezzi (visto che in Italia sono le 4 del mattino). Domani alle 8.30 saremo al dipartimento peruviano che si occupa delle adozioni (D.G.A.) e nel tardo pomeriggio decolleremo per Arequipa … cioè per un’altra città che ha tutti i titoli per diventare una nuova casa.

Le complicazioni nascoste

Ogni aspetto di un viaggio di questo tipo presenta la doppia faccia delle “complicazioni nascoste”.
Qualcuno potrebbe pensare che i problemi di una adozione siano finiti, una volta giunti all’ultimo viaggio.

Invece no.

Se fino ad ora la lunga attesa era stata una evidente, evidentissima e dura faccenda da affrontare vis-a-vis, durante quest’ultimo passo ci imbattiamo, dietro ad ogni angolo, nella “complicazione nascosta”.

Prima complicazione nascosta : Jo.
Oramai in casa con noi da anni, splendida 21 enne, libera e indipendente, può venire con noi in Perù? Si! … No! … Ni … insomma è complicato.
Appunto.
Avremmo voluto averla con noi con tutto il cuore, purtroppo la Dirección General de Adopciones in Perù non la conosce, non era presente nella domanda che abbiamo fatto per la seconda adozione, quindi ci dovrà aspettare a casa.

Seconda complicazione nascosta : Partire.
Come sapete, Samuèl ci aspetta dai primi di settembre … e allora che ci facciamo ancora qui? Perché non partiamo?
E dai … è complicato.
C’è un documento che il Perù vuole dal Comitato per le Adozioni Internazionali che è l’autorizzazione a procedere (questo qui). Arrivare all’autorizzazione a procedere è semplicissimo :

   Una volta abbinato Samuèl alla nostra famiglia  si firma un  foglio di accettazione che  viene tradotta e portata al ministero peruviano  che la registra ed entra in contatto con la struttura dove è ospitato il bambino che dice "ok" e quindi il ministero manda  un pacco enorme di documenti e chiede all'associazione "I cinque pani" di  mandare questa autorizzazione ma lo chiede in spagnolo quindi  va tradotto e mandato al C.A.I. (che non è quello delle  passeggiate ma la  commissione che vigila  sulle adozioni internazionali)  la cui risposta  in italiano va anch'essa tradotta senza considerare che diversa roba va legalizzata ed è piena  di bolli  bollini e apostille e  quando il ministero  peruviano la  riceve allora  possiamo partire. In fede.
Noi.

Tutto chiaro? Siete un po’ senza fiato? Beh anche noi, da un mese più o meno. Siamo così allenati alle apnee che con Maiorca ci si gioca il record mondiale testa a testa.

Terza complicazione : Il viaggio.
Siamo ormai più o meno tutti abituati al viaggio “fai da te”, mastichiamo tutti il concetto di last minute e non abbiamo più paura di incorrere in voli fantozziani (quelli delle vergognose corse verso i posti al finestrino). Quindi che ci vuole? Armiamoci di computer, internet e iniziamo a programmare voli e coincidenze.
Solo che la cosa è un po’ più … diciamo … complicata, ecco.
Partiamo in tre, torniamo in quattro, e già qui è una bega che non si risolve on line. Aggiungiamo l’ulteriore quisquilia che del quarto passeggero non abbiamo neppure i documenti e completiamo il mazzo con il fatto che non sappiamo quando potremo tornare …
Per fortuna all’agenzia di viaggi “Le Balze” sono professionisti e alla fine abbiamo fatto presto e bene.

Sappiamo perfettamente che le “complicazioni nascoste” non sono solo queste e, proprio per la loro natura occulta, non sono neppure numerabili, quello che sappiamo e che le affronteremo e le supereremo sempre tutte. Per Samuél.

Tributo

E’ strano come la Conoscenza sia così rasserenante. Stasera abbiamo saputo la data dell’appuntamento e nonostante non sia certo quello che ci aspettavamo, ci siamo ritrovati sereni.
Certe scelte non sono più in mano nostra, non possiamo fare niente altro che aspettare, far passare il tempo.  Sappiamo il 10 novembre a Lima abbiamo “l’appuntamento”.

E questo distende.

Il mio amico Confucio diceva :
– “Se c’è un rimedio, perché te la prendi? E se non c’è un rimedio, perché te la prendi?”

Ovvio che in questo caso “prendersela” voleva dire “prendersela a cuore”. Abbiamo faticato un po’ a sopire quella voce che ci spronava a cercare di prendere in mano la situazione.
Al solito dobbiamo prendere atto del fatto che siamo in buone, ottime mani. Che la squadra che abbiamo scelto gioca alla grande.
Abbiamo scambiato decine di mail con Firenze, con il Perù, siamo stati sostenuti e accuditi al telefono.
Ci sono stati momenti frenetici durante i quali sembrava dovessimo saltare sulle valige per chiuderle al volo, ma poi siamo stati fermati. Ci hanno invitato a prendere fiato.

Me lo sono figurato come il momento in cui, dopo aver portato la moglie in travaglio al pronto soccorso,  l’uomo “viene dimenticato” su una sedia della sala d’aspetto, mentre tutti gli “addetti ai lavori”, svolgono il loro ruolo in modo compìto, quasi compassato. Sicuramente efficiente.

Certo è un immagine un po’ anni ’60, me ne rendo conto, però abbiate pazienza, non ho molta esperienza di sale parto e travagli. E mi viene la pelle d’oca a pensare che mia moglie mi avrebbe voluto in sala parto. Forse è per questo che Dio non ci ha dato figli naturali. Avremmo discusso, io sarei stato costretto ad acconsentire, sarei entrato e sarei svenuto, cadendo su un carrello pieno di bisturi e pinze, rimanendo orribilmente ferito …

No, no. Meglio aspettare il 10 novembre 2014, meglio arrivare tranquilli all’11, data nella quale in tutta probabilità abbracceremo finalmente nostro figlio Samuèl.

Intanto, adesso che abbiamo un momento di calma, grazie.

Grazie a tutti. Grazie a Mapi e Jo, grazie ai nostri genitori, grazie alle nostre variopinte e sconquassate famiglie.
Grazie ai nostri amici, ai colleghi, a tutti quelli che in qualche modo sanno e sono felici per noi.
Grazie a chi ha capito e a chi fa domande che ci fanno sorridere, a chi ci guarda e sgrana gli occhi e a chi gli occhi diventano lucidi.
Vi vogliamo dire che in questo momento sentiamo davvero il vostro abbraccio, ci sentiamo coccolati dalla vostra presenza in qualunque forma la mettiate in campo.

Chiaramente un grazie speciale va a chi, in Perù, guardando Samuèl, ha visto noi.

Un altro grazie specialissimo (in anticipo) va ad Alejandra, Chiara, Silvia e tutti quelli che in questo momento lavorano duro per noi, mentre un grazie guardando il cielo va Nonna Eugenia, sono sicuro che per il tuo compleanno ci hai messo bocca, lassù, dall’ambasciata celeste.

Grazie.

L’appuntamento

Son “solo” du’ settimane che siamo stati informati della tua esistenza, poco più di dieci giorni che siamo ufficialmente in ballo … ma lasciamelo dire però, Samu, #unnepossopiù

Gl’è tutto un fare finta che siamo calmi e tranquilli. All’inizio ci credevo anche, bada bene, sull’onda dell’emozione iniziale era tutto, al solito, più color pastello. Era tutto un #noiveterani – #stavoltasiparteprima – #concalmaeperbene …

Secondo i miei conti all’inizio, praticamente, si doveva già essere lì, facevo l’accondiscendente con chi mi diceva altro, ma dentro pensavo #tuvvedrai.

 Maremma diavola invece, anche stamani era tutto un chiedere, da parte della gente : #maquandoparti?

#eqquandoparto…  #eqquandolosotelodiho!

Dice … #maqquandolosai?

AAAAARRRGGHHHH!!!

In buona sostanza, ancora non sappiamo quando partiremo e non sapremo quando lo sapremo anche perché se sapessimo quando lo sapremo saremmo in grado si sapere quando partiremo, almeno in linea teorica.

In sintesi : “se lo sapremmo, partiremmo”.

Speriamo di avere presto questa benedetta data di appuntamento al ministero, perché ora si incomincia a sclerare.

W #lappuntamento!!

Preparativi

Ciao a tutti e bentornati 🙂
Siamo in procinto di partire per questa nuova meravigliosa avventura che sarà : diventare i genitori di Samuél.
In questi giorni che ci separano dalla partenza per il Perù potreste sospettare che stiano fervendo i preparativi. Valigie su valigie, documenti, corse per i passaporti …

In realtà è calma piatta.

Dopo un primo momento di speranza ed emozione, ci siamo un attimo rilassati.
Sarà che il “secondo giro” ormai sa di veterano, o forse che abbiamo imparato ad aspettare, però questi giorni che ci separano dalla partenza non sono così concitati come me li figuravo.

Abbiamo accettato l’onore di essere i suoi genitori mercoledì 9, lo abbiamo visto in foto (non siate frettolosi, tra un po’ lo vedrete anche voi, è un minore, non è che si possono sparare le foto così su internet), ne abbiamo conosciuto la storia, abbiamo saputo come sta (benissimo) e dove abita (questo si, posso farvelo vedere)

Preparativi
Hogar

 

E’ in un orfanotrofio di Arequipa, un migliaio di chilometri a sud est di Lima, dove andremo non appena ce ne daranno la possibilità.
Attualmente si stanno muovendo alcune cose su più fronti : un nostro regalo, comprato su commissione, sta “viaggiando” verso di lui con un “biglietto” con su scritto ‘mamà, papà y Mapi’; a Lima la nostra referente Alejandra sta passando i documenti tra il ministero e l’orfanotrofio e viceversa; la nostra associazione sta dando il via ad un’altra serie di documenti che serviranno al nostro rientro in Italia … e noi?

E noi inganniamo l’attesa.

Cerchiamo pezzi del nuovo arredamento della cameretta, scegliamo le case dove soggiorneremo, studiamo piani di viaggio … insomma pazientiamo il più proficuamente possibile.
Nello stesso tempo meditiamo se è proprio vero che non c’è spazio per qualche scappatella … che so, magari a Machu Picchu …