Quando più di sei anni fa, abbiamo scelto il Perù come nostro paese adottivo in realtà non fu propriamente una scelta. Successe che l’associazione I Cinque Pani ci indicò questo paese come il “migliore” per il nostro profilo adottivo e per noi fu facile fidarsi di loro.
Non ci fu nessun tipo di valutazione o di analisi, volte a selezionare o scartare luoghi che potessero essere più o meno affini al nostro stile di vita (anche perché vi posso garantire che in Perù non si vive come in Italia).
E’ però piacevolmente vero che la spiccata sensibilità religiosa di questo paese ci piace.
Non vi imbrogliate, non è un paese di pecoroni o di bigotti, ma è un paese che riesce a mantenere in piedi un sistema statale laico pur ammettendo di essere nato, cresciuto e di evolversi grazie ad una cultura che si incentra sulla religione cattolica.
E’ un paese che pur muovendosi in una direzione di garanzia e tolleranza per tutti i tipi di pensiero, non solo non rinuncia alle proprie radici, ma ne fa un vanto e le rappresenta in ogni occasione, accanto alle radici dei popoli che vivevano qui prima dell’arrivo degli spagnoli.
E’ infatti possibile trovare rappresentazioni storiche Wari o Inca a fianco di processioni mariane oppure ascoltare preghiere cristiane in lingua quechua senza che nessuno senta il bisogno di denunciare l’altro di intolleranza o di ledere i diritti di nessuno.
Lo stato ha promulgato leggi sul divorzio e sull’aborto (anche se sono molto meno di manica larga rispetto alle nostre), si compone di ministri (di altre religioni) che hanno facoltà di esprimersi liberamente e di dirsi a favore dell’adozione a coppie omosessuali (anche se attualmente la legge non lo prevede) permettendo reazioni da parte del clero senza che lo stesso sia messo alla gogna, additato di oscurantismo, come avviene in Europa.
Ognuno ha la possibilità di dire la sua mentre un governo fa le leggi che ritiene di fare. Non entro nel merito della politica Peruviana, veniamo da due settimane di campagna elettorale Arequipeña e vi giuro che ne abbiamo abbastanza di tutti quei faccioni appesi ovunque.
Però vi posso dire che il Perù è tutto, tranne che un paese asservito al clero : come ho già detto vi sono leggi che vanno contro ad ogni dettame della Chiesa, divorzio, aborto, fecondazione assistita, regolamentazione della prostituzione.
Eppure, nonostante lo si possa iniziare a definire progressista come è progressista la vecchia Europa, c’è un attaccamento alla cultura cristiana (in particolare a quella cattolica) che stupisce.
Questa cultura la si vede in tanti piccoli gesti di attenzione ai più deboli. Qui davvero le donne incinte e le persone con handicap saltano le file. Qui, nonostante che il peruviano alla guida di un mezzo motorizzato si senta il padrone assoluto di ogni precedenza, non è raro veder fermare il traffico se accenni ad attraversare con il passeggino. Qui è difficile sentirsi dire che siamo bravi, piuttosto, quando raccontiamo dell’adozione, ci sentiamo dire que Dios los bendiga, nonostante nessuno abbia idea di quale religione noi siamo.
Mi viene da sorridere pensando a quanta rabbia scaturirebbe da una frase del genere, detta in uno dei nostri tollerantissimi paesi europei, ad un sostenitore dell’anticlericalismo a tutti i costi. Me le immagino già le reazioni di alcuni : – “A me, il tuo dio, non mi benedice! Capito?!? Perché io mi sono debenedicizzato! Scresimato e Sbattezzato! Chiaro?!?!“
Oppure ad un teo-dietrologo sostenitore della cultura del sospetto : – “Cosa vorresti dire? Eh?!? Che senza la benedizione di santa romana chiesa io non ho diritto a stare bene con me stesso e con le persone che amo? Eh!?! E’ l’amore la base di tutto! Dovresti saperlo, è il tuo Cristo che l’ha detto! Dimmi dov’è che ha istituito le benedizioni!?!“
Vi potrei continuare a presentare le manifestazioni con cui questo paese esplicita il proprio attaccamento alla religione, come parlandovi del fatto che in ogni luogo pubblico e/o statale ci siano immagini sacre, altari alla Madonna o crocifissi a grandezza naturale, ma preferisco lasciarvi con il racconto di una cosa che mi ha fatto sorridere e pensare a questo articolo.
All’ambasciata italiana, quando siamo andati a chiedere il visto di ingresso, oltre ad essere stati chiamati a saltare la fila perché abbiamo due bambini, l’italico operatore allo sportello ha esordito così : “Ah tornate in Italia con Samuél … Samuél come il profeta … “.
Noi abbiamo fatto un sorriso di circostanza, perché non si sa mai, in certe situazioni la nostra esperienza ci dice che è meglio non esporsi subito.
Subito dopo aver concluso le pratiche, lo abbiamo visto sparire dietro la scrivania e riemergere con un rosario e un’immagine della Madonna, come regalo per Maria perché durante l’attesa era stata brava.
Inutile dire che sul momento ne siamo stato semplicemente felici salvo poi rifletterci un attimo : chi glielo ha detto che siamo cattolici? (un rosario con santino non lo accetterebbe nessun’altro …); chi gli ha detto che di fronte non aveva un paio refrattari? Nessuno. Eppure il gesto lo ha fatto, e lo ha fatto con naturalezza spontanea. Chissà in Italia quanto durerebbe, un dipendente pubblico, con tali slanci …