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Tributo

E’ strano come la Conoscenza sia così rasserenante. Stasera abbiamo saputo la data dell’appuntamento e nonostante non sia certo quello che ci aspettavamo, ci siamo ritrovati sereni.
Certe scelte non sono più in mano nostra, non possiamo fare niente altro che aspettare, far passare il tempo.  Sappiamo il 10 novembre a Lima abbiamo “l’appuntamento”.

E questo distende.

Il mio amico Confucio diceva :
– “Se c’è un rimedio, perché te la prendi? E se non c’è un rimedio, perché te la prendi?”

Ovvio che in questo caso “prendersela” voleva dire “prendersela a cuore”. Abbiamo faticato un po’ a sopire quella voce che ci spronava a cercare di prendere in mano la situazione.
Al solito dobbiamo prendere atto del fatto che siamo in buone, ottime mani. Che la squadra che abbiamo scelto gioca alla grande.
Abbiamo scambiato decine di mail con Firenze, con il Perù, siamo stati sostenuti e accuditi al telefono.
Ci sono stati momenti frenetici durante i quali sembrava dovessimo saltare sulle valige per chiuderle al volo, ma poi siamo stati fermati. Ci hanno invitato a prendere fiato.

Me lo sono figurato come il momento in cui, dopo aver portato la moglie in travaglio al pronto soccorso,  l’uomo “viene dimenticato” su una sedia della sala d’aspetto, mentre tutti gli “addetti ai lavori”, svolgono il loro ruolo in modo compìto, quasi compassato. Sicuramente efficiente.

Certo è un immagine un po’ anni ’60, me ne rendo conto, però abbiate pazienza, non ho molta esperienza di sale parto e travagli. E mi viene la pelle d’oca a pensare che mia moglie mi avrebbe voluto in sala parto. Forse è per questo che Dio non ci ha dato figli naturali. Avremmo discusso, io sarei stato costretto ad acconsentire, sarei entrato e sarei svenuto, cadendo su un carrello pieno di bisturi e pinze, rimanendo orribilmente ferito …

No, no. Meglio aspettare il 10 novembre 2014, meglio arrivare tranquilli all’11, data nella quale in tutta probabilità abbracceremo finalmente nostro figlio Samuèl.

Intanto, adesso che abbiamo un momento di calma, grazie.

Grazie a tutti. Grazie a Mapi e Jo, grazie ai nostri genitori, grazie alle nostre variopinte e sconquassate famiglie.
Grazie ai nostri amici, ai colleghi, a tutti quelli che in qualche modo sanno e sono felici per noi.
Grazie a chi ha capito e a chi fa domande che ci fanno sorridere, a chi ci guarda e sgrana gli occhi e a chi gli occhi diventano lucidi.
Vi vogliamo dire che in questo momento sentiamo davvero il vostro abbraccio, ci sentiamo coccolati dalla vostra presenza in qualunque forma la mettiate in campo.

Chiaramente un grazie speciale va a chi, in Perù, guardando Samuèl, ha visto noi.

Un altro grazie specialissimo (in anticipo) va ad Alejandra, Chiara, Silvia e tutti quelli che in questo momento lavorano duro per noi, mentre un grazie guardando il cielo va Nonna Eugenia, sono sicuro che per il tuo compleanno ci hai messo bocca, lassù, dall’ambasciata celeste.

Grazie.