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Baci&Abbracci

Giovedì mattina ci siamo alzati e con il primo sguardo, io e Laura, ci siamo intesi subito : sarebbe stata una dura giornata, l’ultima senza Samuél, a causa dell’impegno pomeridiano che ci era stato programmato dall’ufficio adozioni.
Abbiamo passato la mattina insieme a nostro figlio, come nei giorni precedenti, e nel pomeriggio siamo andati a fare degli acquisti speciali :

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Tutto questo ben di Dio era necessario per fare una festa … in orfanotrofio.

Quando me lo dissero, già martedì mattina, io rimasi così scioccato da dimenticarmi di comunicarlo subito a Laura. Glielo dissi mercoledì sera e il suo sguardo attonito mi confermò quello che era stato il mio primo pensiero – “Ma stiamo scherzando? Ma vogliamo davvero andare a sbattere in faccia ai bimbi che restano lì, il fatto che Samuèl ha trovato una famiglia?” – mi risuonavano in testa le nenie crudeli dell’infanzia – “Beeene, io ho un babbo e una mamma … e te noooo!”.
Ma non era una cosa che potevamo scegliere. Ci si formava un nodo in gola al pensiero di entrare in quelle stanze a sbandierare una gioia che sentivamo diventare una cosa di cui vergognarsi di fronte a loro.

Non voglio essere esoso, vi voglio solo raccontare i nostri sentimenti e come essi, più tardi, si sono rivelati sostanzialmente sbagliati.

Sono molte le differenza tra questo hogar e  quello dove siamo stati a conoscere Maria. La prima differenza sta nel fatto che questo è privato, gestito da un’associazione internazionale di volontari, mentre quello di Maria era statale. Questa differenza fa sì che la raccolta dei fondi sia difficoltosa e totalmente in mano agli operatori, mentre quello statale era ovviamente totalmente finanziato.
Per lo stesso motivo la gestione interna segue protocolli completamente diversi : nel caso di Maria, noi passammo quattro giorni all’interno della struttura, tornando a casa solo per dormire, mentre nel caso di Samuèl, già dal primo giorno siamo usciti con lui portandolo dove volevamo. Sempre sotto un certo controllo delle autorità, è chiaro, ma liberi di portarlo anche a casa nostra, a patto che la sera lo riportassimo all’hogar .

In questo hogar, quando un bambino trova una famiglia, si fa festa. Poco importa che a noi ci si materializzi in mente l’immagine delle cerimonie di consegna che avvengono in Vietnam, tra madri biologiche e madri adottive (non ci credete? leggete qui un link a caso).
Loro festeggiano, festeggiano la speranza che c’è sempre e per tutti. Festeggiano la tenacia e la voglia di essere felici. Festeggiano l’essere vivi e in quanto tali, capaci e desiderosi di essere allegri.

E allora se il motivo è questo, se deve essere una festa di speranza più che una festa di addio, che festa sia!

Di certo c’è una cosa : anche stavolta abbiamo toccato con mano la bontà del cuore umano, la disponibilità al servizio gratuito da parte di giovani di tutto il mondo.
Una bontà d’animo non riconducibile a nessun credo o religione particolari, ma semplicemente presente nell’uomo in quanto creatura capace di amare.
I volontari e gli operatori, giovani e meno giovani (peruviani, inglesi, neozelandesi) hanno reso il momento della festa non solo sopportabile, ma addirittura bello, ed è qui che ci siamo resi conto che sbagliavamo a pensar male di questo evento.
Nonostante si possa essere visto, per un attimo, un velo di tristezza sul volto degli ospiti un po’ più grandicelli, è evidente che la struttura è ben gestita e ai bambini gli si vuole davvero davvero bene.
Grazie quindi a questi angeli dell’hogar che hanno accudito anche nostro figlio nei mesi scorsi :

Per un grazie ancora più concreto e sostanziale vi invito a visitare i siti legati all’organizzazione Traveller Not Tourist e a fare loro una donazione qui  (tra poco è Natale …)
Inoltre potete seguire su Facebook il gruppo Pachawawas – Children of the Earth e se magari c’è qualche giovane che ha voglia di girare il mondo facendo allo stesso tempo qualcosa di utile … beh magari si potrà trovare un giorno ad accudire un altro “Samuèl”

Infine, se volete dare qualcosa all’hogar dove è stato accudito Samuèl e dove ancora vengono accuditi tutti quei facciotti che avete visto nelle foto, potete fare una donazione sul conto peruviano della ScotiaBank intestato alla :

CASA HOGAR LUZ DE ALBA – AREQUIPA

SWIFT code : BSUDPEPLXXX
SWIFT code (8 characters) : BSUDPEPL
Branch code : XXX
Account : 700-7659543