“Abbiamo vinto!” Ci dice Alfano, presidente del Nuovo Comodo Divano. “Abbiamo vinto!” Ci dicono di là, dai banchi del Petaloso Democratico.
E noi rimaniamo attoniti, e anche un po’ frastornati, di fronte al turbinio di cose che sono successe e che hanno portato all’approvazione in Senato di … della … del …
Che cosa è stato approvato in Senato? Quasi nessuno lo sa. Sono certo che se passiamo in rassegna gli stessi senatori ne potremmo sentire delle belle.
I media sono pieni di cronistorie che raccontano minuto per minuto la trasformazione del disegno di legge sulle unioni civili, da quando era a firma della Cirinnà, fino al maxi-emendamento Renzi-Alfano, quindi non ho alcuna intenzione di ripetere la stessa solfa per l’ennesima volta.
Credo che sia più interessante fare un altro tipo di ragionamento, leggermente più ampio: come mai, da quasi cinquant’anni a questa parte, dalla legge sul divorzio in pratica, i cattolici italiani in politica non sono riusciti a portare a casa un successo che sia uno?
Strategicamente e umanamente parlando le motivazioni si possono trovare sempre. Le verità sono soggettive, come sono soggettive le intuizioni e le paure di ognuno dei cattolici che hanno dato il via libera al divorzio, scritto la legge sull’aborto, permesso che la legge 40 venisse massacrata e che adesso hanno sottoscritto lo strafalcione di legge sulle unioni civili.
Se, guardandone oggi l’operato, pur non esprimendo un giudizio, mi posso permettere di dire che i politici cattolici alla fine così tanto cattolici non sembrano, non posso assolutamente sapere con quale spirito e in quali condizioni possano avere lavorato i cattolici trenta o quarant’anni fa.
L’unica cosa che posso soppesare sono i risultati ottenuti. Ogni volta, nella convinzione di arginare, normare, frenare le derive, evitare il peggio e accontentare qualcuno (ovviamente mai i cattolici che a parole rappresentavano), sono stati imbastiti dei piani inclinati sui quali è poi scivolato di tutto.
A discolpa di questi politici c’è da dire che il nemico ha sempre lavorato bene, su molti fronti, dividendo l’opinione pubblica anche con posizioni ideologiche, spiegazioni non sempre limpide e portando motivazioni spesso contrastanti.
Ad esempio il divorzio, nato per sanare poche situazioni limite, ma contemporaneamente, per salvare “milioni” di donne vincolate a relazioni fallimentari e violente, è poi diventato un mezzo molto semplice per liberarsi dell’altro anche con futili motivi. Anche solo perché il coniuge è noioso. Addirittura è diventato lecito pensare che intanto ci si può sposare e provare, mal che vada c’è il divorzio a sanare la condizione fallimentare “le cui sorti non ho alcun interesse ad impegnarmi a risollevare da me”.
Cioè il divorzio è diventato un modo di pensare al matrimonio a termine. Salvo poi realizzare che in certe condizioni il più delle volte l’esperimento lo subiscono gli eventuali (per fortuna sempre meno) figli.
Sull’aborto lo stesso. La battaglia dei radicali metteva sul piatto della bilancia numeri esorbitanti di incidenti e morti causate da aborti clandestini, tutto per spalmare moralisticamente onta su chi pensava che il divieto potesse comunque contenere, se non ridurre, questi numeri. Dall’altra parte i cattolici scrissero una legge che avrebbe dovuto condurre all’interruzione di gravidanza solo ed esclusivamente casi irrecuperabili. Oggi sappiamo bene che se indovini il dottore giusto, basta manifestare la volontà di non avere quel bambino e non vengono fatte ulteriori domande.
Lasciamo stare la triste storia di Eluana, le questioni sull’obiezione di coscienza, la legge 40 e l’attuale legge sulle unioni civili.
Cosa non ha funzionato nei cattolici? E guardate, non mi sto domandando come mai abbiamo perso, non mi interessa come sia andata la votazione di ognuna di queste leggi.
Mi interessa sapere come mai, alla fine, dobbiamo contare i cattolici (o presunti tali) tra i banchi di quelli che dicono di aver vinto. Con una buona legge, con una buona mediazione, mostrando soddisfazione. Credendoci pure.
Secondo me succede una cosa particolare, una cosa che è sempre successa nella storia e che è raccontata nella Bibbia più volte, con episodi distinti e distanti tra loro. Si racconta infatti, nell’intreccio delle trame, che alcuni personaggi chiave, hanno dato origine a situazioni che si sono poi rivelate dannose per il popolo ebraico stesso.
Prendiamo ad esempio Abramo e Sara: la promessa di Dio era chiara e dava loro la speranza di avere una discendenza immensa, ma loro non hanno avuto fiducia fino in fondo, non hanno resistito alla tentazione di tracciare le loro linee nel progetto divino e dallo loro impazienza è nato Ismaele, figlio della schiava Agar. Tutto ciò ha portato ad un piccolo dramma nella cacciata della schiava e del figlio, una volta nato Isacco, e Ismaele è diventato capostipite del popolo arabo e dell’islam.
Anche Giacobbe, il figlio di Isacco, commise lo stesso sbaglio. Ricevuta da Dio in sogno la promessa di una grande discendenza, lui e Rachele non si fidarono e Giacobbe ebbe dieci figli con le sue serve, prima che la promessa di compisse con la nascita di Giuseppe e Beniamino. Anche questa sfiducia in Dio fu pagata con il piccolo dramma dell’invidia dei fratelli nei confronti di Giuseppe e con il grande dramma della riduzione in schiavitù del popolo ebraico da parte degli egiziani.
Perfino Mosè non si fidò delle parole di Dio e picchiò due volte la roccia con il bastone, prima che ne sgorgasse l’acqua per dissetare il popolo. Questo gli costò l’ingresso nella terra promessa e probabilmente è una colpa che viene pagata ancora dai tanti ebrei esuli.
Ecco, secondo il mio modestissimo parere, cosa è successo ai nostri politici. Hanno avuto la presunzione di pensare di essere progettisti e attori principali di un disegno divino che in realtà hanno solo peggiorato, mettendosi ad un tavolo, prendendo decisioni, misurando le soluzioni con metri umani e terreni.
Dio non ha bisogno che noi gli diamo una mano a fare qualcosa, Dio vuole che noi gli siamo fedeli e che seguiamo i suoi precetti, che ci immoliamo su ogni croce ci venga proposta senza mediazioni, senza cercare sconti. In un certo senso mi sento di dire che Dio vuole che noi SIAMO cristiani e non che FACCIAMO i cristiani.
Credo che la politica porti a vivere in questo modo, incalzati dai tempi e dai ritmi frenetici che sono cattivi consiglieri che fanno prendere cattive decisioni e diventare cattivi cattolici. E niente è peggio di un cattivo cattolico.
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