Di cessi a pedale, d’omofobi e d’altre sciocchezze

La descrizione del mio profilo di twitter recita così:

“Babbo, blogger, programmatore, babbo, marito, sentinella, portavoce, babbo, contribuente, elettore (pre porcellum), sognatore, cattolico, babbo, innamorato”.

C’è più o meno tutto quello che faccio e molto di quello che sono. La parola “babbo” è ripetuta quattro volte non solo perché mi considero genitore di quattro figli, ma perché nella mia esistenza mi sono ritrovato a vivere quattro tipi diversi di paternità. Sono stato educatore e responsabile di bambini in accoglienza temporanea, per i quali ho sentito il peso e l’orgoglio di essere l’adulto di riferimento. Sono stato genitore affidatario; sono padre adottivo ed ho pure la grazia di essere in procinto di diventare padre di una figlia naturale, concepita dall’amore tra me e mia moglie e donataci dalla Provvidenza.

Il mio impegno affinché tutte le vocazioni ad essere genitore vengano promosse, tenendo in primo piano i bisogni dei bambini, è noto a tutti e soprattutto è pubblico. Come sostanzialmente pubblica è la storia che ha portato la mia famiglia ad essere il fantastico luogo dove mi realizzo completamente.

C’è chi dice che è sbagliato, ma io condivido molto della mia famiglia sui social network. Considero che il messaggio che comunico tragga molta forza dalla rappresentazione della realtà che vivo. I miei blog sull’adozione sono testimonianza di due viaggi meravigliosi e la sorpresa della gravidanza è stato bello condividerla con chi ci conosce ed è distante.

Per questo è strano che chi si rivolge alla mia famiglia, lo faccia senza sapere chi siamo. Ed è impensabile che vi si rivolga in modo violento e denigratorio, considerando almeno il travaglio vissuto dai nostri figli.

Purtroppo invece è accaduto. Quello che pareva riservato a personaggi dello spettacolo, della moda o a industriali, ricattabili con lo spauracchio del boicottaggio, è accaduto anche alla semplice famiglia valdarnese, fuori dalle luci della ribalta, lontana dall’attivismo politico, moderatamente impegnata nella comunità.

I fatti sono questi: a fronte di una battuta riguardo all’espressione facciale della senatrice Cirinnà, senza per altro aggiungere alcun sostantivo o aggettivo qualificativo, messa sulle pagine facebook di Adinolfi, lo sparuto gruppetto di frequentatori di una pagina “covo” di attivisti LGBT, si è sbizzarrito a replicare fantasiosamente sulle mie facciotte. Purtroppo alcuni hanno superato il limite. Proprio quelli con i quali è capitato di scontrarsi in relazione al ddl Cirinnà. Quelli con cui più volte avevo fatto riferimento alla mia condizione di genitore, hanno affondato un colpo che sarebbe stato basso anche per il peggiore degli sciacalli.

Sentirsi definire come una famiglia di «cessi a pedale» è alquanto doloroso; intollerabile se uno si sofferma a pensare a quanti sacrifici si son fatti per superare le difficoltà degli affidi e delle adozioni. Certe affermazioni sono pericolose, possono destabilizzare, possono arrivare in momenti di fragilità, possono arrivare in famiglie con figli capaci di leggere e trarre un senso tutto personale. Sono la cosa più brutta che abbia mai sentito dire ad una famiglia o ad un bambino.

La diretta conoscenza del destinatario dell’ingiuria è pure un’aggravante. Forse chi l’ha pronunciata non si immaginava che io perdessi tempo su quelle pagine diffamatorie. Purtroppo per lei, al puro scopo di capire come lavora l’industria della “rieducazione al pensiero unico”, giro un po’ ovunque e seguo con attenzione quello che considero essere oggi il più grande nemico della famiglia: l’associazionismo LGBT.

A questo punto, conoscendo la ridottissima diffusione di quella pagina, che si limita solo a fare brutta satira a personaggi pro-life (ai quali personalmente mi sento anche orgoglioso di essere associato), potevo anche ignorarli e nell’arco di qualche ora, come sempre succede sui social network, tutto sarebbe stato inghiottito da altre novità.

Ho però sentito il desiderio di giustizia, non per me, ma per gli stessi soggetti per cui ogni giorno mi prodigo. Non solo i miei figli erano stati offesi, ma tutti i figli delle persone che come me, ogni giorno si ritrovano a dissentire e a contestare un disegno di legge distruttivo del nucleo fondante della società.

Il motivo delle offese infatti, non poteva essere da imputare altro che al desiderio di ferire me e tutti quelli che chiedono incessantemente il ritiro del ddl sulle unioni civili. Un disegno di legge che frantuma la famiglia, aprendo ad una ridefinizione del concetto che in breve porterà a considerare famiglia qualunque tipo di unione con qualunque numero di persone. Un disegno di legge che apre a delle forme di filiazione tali da rottamare in breve tempo l’adozione così come concepita dal nostro ordinamento. Un disegno di legge che noi consideriamo il ritorno alla barbarie con la legittimazione dell’utero in affitto, sfruttamento della donna e mercificazione dei bambini.

In accordo con mia moglie abbiamo deciso di vedere cosa succedeva a mostrare sui social in che modo si veniva considerati solo per le nostre idee, diverse dalle loro. Nessuno dei partecipanti alla mia messa alla gogna aveva infatti preso le distanze dalle gravi offese rivolte ai miei figli e a mia moglie. Tutt’altro, altri si erano aggiunti rincarando la dose, dandomi anche dell’omofobo.

Perché mai sarei dovuto essere omofobo? Venivo schernito per la mia foto al mare, venivo “giustiziato” per aver scherzato su una brutta foto della Cirinnà. Perché mi si diceva omofobo? Dove era la mia “paura e avversione irrazionale nei confronti dell’omosessualità e di persone omosessuali, bisessuali e transessuali basata sul pregiudizio (Wikipedia)” ?

E’ una tecnica codificata, che segue degli schemi ben precisi, e se non si è più che preparati all’ondata di odio che si scatena in questi frangenti, si rischia di venire schiacciati, di perdere la testa e di finire a ripetere le stesse cose che ci vengono dette, in una escalation di violenza verbale che non finisce mai, come all’asilo. Solo che qui non c’è la maestra che ti viene a dividere.

Dopo aver valuato che avremmo sopportato le conseguenze, abbiamo preso due offese: la più grave e violenta e la più fuori luogo. Le abbiamo diffuse, inserendo in mezzo la foto della nostra famiglia, la più recente, non impostata. Un normalissimo selfie per festeggiare la prima volta al cinema di Samuel (ecco vedete, lo faccio sempre, mi racconto), ma non per falsificare la conversazione, bensì per rendere immediato il contrasto tra la mia famiglia e i poveracci che la insultavano.

L’esplosione di condivisioni ha fatto il resto. La porzione di twitter composta da persone che trattano questi temi è andata in subbuglio. Da una parte, allo sconcerto degli amici, si sovrapponeva l’indignazione di associazioni e parlamentari; dall’altra si correva ai ripari gridando “al mistificatore”, “all’untore”, “al falsario”. Non una persona che abbia preso le distanze dalle offese alla mia famiglia, non una persona che abbia saputo spiegarmi cosa c’è di omofobo a commentare e ridere di una brutta foto.

Nei miei confronti si è scatenata una doppia ondata di solidarietà (immensa) e di odio (ridicolo) per cui mentre la mia bacheca si affollava di messaggi di affetto e forti abbracci, facebook mi avvertiva che le foto più disparate venivano segnalate per nudo. Nell’ordine: un treppiede (due volte), una anguilla, una foto con una scritta e una foto della mia faccia.

Questo significa che la mia persona, le parole che dico, le idee che diffondo danno fastidio. Non la mia famiglia. E per abbattermi è necessario infangare il mio nome, ridicolizzare le cose a cui tengo. Si deve puntare sulla mancanza di titoli accademici per trattare certi temi. Come se per dire che si nasce da una donna e da un uomo ci volesse la laurea.

In pratica all’inizio mi hanno detto che me lo ero meritato, perché ero stato io ad iniziare ad offendere. Che ero un ipocrita a stracciarmi le vesti in pubblico quando c’erano prove inequivocabili che il vero diffamatore ero io.

Una volta che è stato chiarito, grazie alla pubblicazione da parte loro, il motivo di tanto livore ed è stato evidente che non c’era proporzione tra l’ipotetica offesa alla Cirinnà (degna del peggior spettacolo di cabaret) e la reazione nei miei confronti, sono passati alla “fase due”.
Hanno innescato una reazione di falso stupore per la mia “falsificazione” della sequenza dei commenti. Ora io non sono un grande esperto di grafica, ma anche lo fossi stato, solo un idiota potrebbe pensare di farla franca modificando un’immagine di un testo che resterà on-line.
E solo un idiota potrebbe credere che qualche idiota lo abbia fatto.

L’incredulo a quel punto ero io, perché non riuscivo neanche a trovare il modo di spiegare una cosa tanto evidente quanto ovvia. Che l’immagine era posticcia si vedeva lontano un miglio. Infatti a quel punto ho deciso di non provare a spiegare, anche perché erano già passati alla “fase tre”, quella in cui si lanciavano con le unghie e con i denti sulla mia persona, su mia moglie e sull’adozione dei nostri bambini.

Mentendo e dicendo ogni sorta di male contro di noi, sono arrivati ad accusarci di essere noi i primi a non volere il bene dei bambini, perché noi ci opponiamo a leggi che ne prevedono la tutela. Noi siamo stati acquirenti dei nostri figli. Che non abbiamo capacità genitoriale perché, udite udite, noi esponiamo i nostri figli alle loro offese. Capito? Li abbiamo istigati noi! E’ colpa nostra se gli hanno dato di «cesso a pedale».

Qui abbiamo deciso di smettere di rispondere. Eravamo già piuttosto coperti da tutto il mondo dei nostri amici, il direttore di questo giornale, centinaia di sconosciuti e, come ho già detto, alcuni parlamentari.

Comunque tuttora se ne parla e probabilmente dopo questo articolo se ne parlerà ancora, ma se anche solo una persona avrà capito da che parte sta il vero odio viscerale e da che parte stanno le persone che davvero tengono alla tutela dei bambini, ne sarà valsa la pena.

E a me resta ancora una domanda, perché un gay mi deve dare dell’omofobo se dico brutta ad una donna?

 Pubblicato su La Croce dell’8 settembre 2015

Marvin Written by:

Marvin è un androide a bordo della nave spaziale Cuore d'Oro. Costruito dalla Società Cibernetica Sirio come un prototipo di robot CPV (Caratteristiche da Persona Vera), è costantemente depresso. La sua mente "è troppo vasta per essere riempita da qualsiasi occupazione" e passa il tempo a lamentarsi della vita irritando tutti i membri dell'equipaggio o costringendo al suicidio i computer delle navi spaziali. Memorabile "tagline": Ho il cervello grande come un pianeta e mi fanno unicamente raccogliere un pezzo di carta.

18 Comments

  1. Emanuele
    9 Settembre 2015
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    Quante menate, sulla pagina di Adinolfi se ne leggono di tutti i tipi tutti i giorni verso omosessuali , lesbiche e le famiglie arcobaleno.
    Rilassati Fiani, non sei il centro del mondo per fortuna.
    E comunque sei omofobo in quanto tale, non per altri motivi.
    Io mi vergognerei un po’ ad usare la tua famiglia per strumentalizzare la vicenda, pensaci su.

    • admin
      10 Settembre 2015
      Reply

      Altro esercizio di logica. Siccome sulla pagina di Adinolfi ci sono offese verso gli omosessuali, se si dice che una foto della Cirinnà è brutta allora si è omofobi. Ma vi leggete? Siete ridicoli.
      Lei si vergogni pure di quello che vuole, per noi le nostre famiglie sono un vanto e ne facciamo mostra. La prossima volta sarà più difficile cercare dire “non la conoscevo, non volevo offendere i bambini”.
      Siete disgustosi.

  2. Luca
    9 Settembre 2015
    Reply

    Becero ed infantile vittimismo: è stato lei per primo ad attaccare l’ aspetto fisico di altre persone oltre che ad offendere quotidianamente la dignità del prossimo. Si conferma più bello che intelligente.

    • admin
      10 Settembre 2015
      Reply

      Logico, si parla dell’estetica di un adulto e la risposta seria e posata di chi si arroga il diritto e la supponenza di insegnare al mondo il “rispetto e l’amore”, è un infamante turpiloquio razzista e xenofobo contro due minori ed una donna incinta.
      Logico. Ineccepibile.
      Le persone normali si accorgono di quanto siete biechi.
      Grazie per aver commentato sottolineando la vostra compattezza.

    • 10 Settembre 2015
      Reply

      Vittimismo è affermare che Fiani, Adinolfi e altri siano omofobi, senza entrare nel merito e senza, soprattutto, aver letto e ragionato sulle motivazioni. Vittimismo è pensare che un bambino, privato del padre perchè definito donatore invece che genitore, non comprenda e verifichi che i bambini hanno necessariamente padre e madre: la festa del papà la eliminiamo per non discriminarlo. Ma sua madre lo ha discriminato, privandolo del padre in cambio di una madre surrogata che madre non è… Le persone si accolgono, le azioni si possono condividere o no. Chiarisco che un bambino DEVE aver diritto ad un padre e a una madre. Le altre cose sono falsità, egoismi, traduzione di esseri umani ad oggetti. Le famiglie arcobaleno esistono perchè un individuo ha deciso di privare un bambino della figura genitoriale complementare e pretende che questa azione sia riconosciuta come accettabile dalla società. Per me non lo sarà mai.

    • Solo una persona con i parametri di pensiero stravolti dall’ omosessualità può sostenere che é lecito dare dell’ omofobo a una persona che ha dato della ‘brutta’ ad una donna.

  3. angela
    10 Settembre 2015
    Reply

    Filippo, sei un mito, sei tutti noi!

  4. Elena
    10 Settembre 2015
    Reply

    È veramente interessante (e triste) osservare come ormai la soglia che divide sfottò bonari, forse inappropriati o sciocchi, ma pur sempre “leali”, da attacchi offensivi e cattivi a chi non può difendersi stia velocemente svanendo. Sulla pagina di Mario Adinolfi stesso le offese nei confronti del suo aspetto fisico si sprecano, non si contano più, tanto è che secondo me sono diventate anche banali e sono venute a noia a tutti. E non parlo di frasi ironiche e generiche buttate lì (come quella di Fiani alla Cirinnà) ma pesanti e squallide. Ma in fin dei conti, ripeto, rimangono al di qua di una certa soglia di educazione e di convivenza: attaccare chi hai davanti e non dietro alle spalle chi non c’entra niente.
    Invece fra i commenti si leggono anche offese (e talvolta anche minacce) alla sua famiglia alla moglie e alle figlie. Ecco, per me il superamento di questa soglia indica il superamento di regole di civiltà, di umanità e rientrano in un concetto allargato di violenza.
    Mi chiedo se chi offende terzi che non c’entrano niente, e soprattutto bambini, lo farebbe anche in pubblico, avrebbe il coraggio di uscire dalla postazione sicura dietro uno schermo e si mostrerebbe a tutti mentre si comporta così. Io credo di no. Siccome credo ancora che esistano umanità e civiltà, voglio pensare che si vergognerebbe.

  5. Giovanni Bonini
    10 Settembre 2015
    Reply

    Filippo mi sembra che il vittimismo sia da parte di chi ritiene una offesa personale dire che un bambino cresce meglio con un padre e con una madre piuttosto che con due persone dello stesso sesso. Perché questo come sappiamo è la realtà, e lo dicono 100 anni di psicologia infantile (tutti omofobi, tutti idioti, tutti offendenti?). Per me offendere è quando ti dicono “non capisci un c..zo, omofobo di m….da, e vari altri epiteti che escono dalla loro bocca, e che sui giornali come La Croce non troverai mai. D’altra parte “After the ball” lo diceva chiaro: prima “desensibilizzare” facendo passare come normale tutti i comportamenti che il mondo LGBT manifesta (dai gay pride con le scene di sesso esplicito in pubblico, alle foto del “pelle a pelle” del neonato commissionato con la GPA da due omosessuali, alla vittoria canora di una cantante appena passabile come Conchita, e migliaia di altri esempi); poi “bloccare” urlando OMOFOBO a chiunque dissenta da questa cultura LGBT che minaccia, offende, e blocca tutto e tutti, da la Croce, a Filippo Fiani, a psicologi, al mondo scientifico in generale.
    Sappiamo molto bene infatti che la comunità scientifica è ben divisa su tematiche come quella della genitorialità same sex o della GPA, o di temi più delicati come la omosessualita egodistonica, ma sappiamo anche bene di quale aggressività e di quali mezzi degni delle peggiori dittature, vengano messi in campo per far passare una voce a senso unico, senza ombra di confronto, a tutti i livelli. Spesso poi gli interventi sono messi in atto da persone con un livello di conoscenza del problema pari allo zero, ma che ben istruiti strillano più forte e fanno numero.

  6. Andrea Piccolo
    10 Settembre 2015
    Reply

    Cari LGBT ed esponenti vari del pensiero unico, avete dimostrato una volta di più che come in ogni forma dittatoriale voi vorreste anche l’ironia sottoposta a censura.
    Finitela con questa menata dell’omofobia che nessuno di quelli cui appiccicate quell’etichetta é violento nei vostri confronti e vi serve solo per fare i carnefici travestendovi da vittime.

  7. Anna
    10 Settembre 2015
    Reply

    Certo che tra “brutta” e “cesso a pedali” ce ne passa… Meno male che c’è “tanto ammore nell’aria”….ma solo orientato dove volete voi. Il resto del mondo può morire.
    Bello…davvero…se questa è la società che volete, sarà la società che avrete. Poi non venite a mendicare quando scoprirete che siete solo degli espedienti politici, dei mezzi per un fine, usati e poi buttati appena avrete sortito l’effetto voluto. E aspettiamo che i bambini uteroaffittati crescano….finchè son piccoli tutto bene, son contenti…..ma poi…. Come quando il medico ti chiede: “Ha precedenti familiari per la malattia in questione?”, eh già….quale famiglia? quale ovulo? quale sperma?

  8. 10 Settembre 2015
    Reply

    Sono persone che parlano di rispetto e di combattere la violenza, ma evidentemente non sono disposte a dare l’esempio. Sono capaci solo di pretendere dagli altri, illuse che tutto gli sia dovuto, credono di avere diritto a che tutti si pieghino ai loro voleri. E se così non è tutte le belle parole spariscono di fronte alla rabbia non veder realizzate le loro pretese. Credo che prima di tutto abbiano problemi di insicurezza

  9. Raimondo
    10 Settembre 2015
    Reply

    Caro Filippo, mi spiace tanto per ciò che ti é successo, ma in tutto questo vedo tantissimi aspetti positivi, primo fra tutti l’esempio che dai come babbo, come marito e come genitore.
    Esempio per coloro che intendono adottare bambini. Saresti il primo che contatteremo, io e mia moglie, per avere dei consigli su adozioni. Formidabile un altro aspetto importante che non può che derivare da Dio perché la vostra generosità, come genitori adottivi, é stata premiata, ossia il bebè che avete avuto in maniera naturale.
    Che dire se non che siete un famiglia in grazia di Dio.
    Vi ringrazio

  10. 10 Settembre 2015
    Reply

    Le offese alla famiglia di Filippo Fiani, hanno indirettamente toccato anche me e penso tutti quelli che hanno sperato, pregato,desiderato e infine gioito di poter accogliere un bambino nella propria famiglia!! La mia educazione non mi permette di definire queste “persone” con i termini che vorrei!!

  11. Caro Fiani, io condivido in tutto e per tutto quel che lei dice, però secondo me sta commettendo un grave errore: sta ancora parlando di questa vicenda. La comunità gay é come quella dei terroristi, si basa sull’ impatto mediatico. La maniera migliore per renderli inoffensivi é fargli la guerra sui contenuti, bloccando tentativi di manomissione della struttura societaria, ma allo stesso tempo senza dargli spazio mediatico. Ci sono già fin troppe trasmissioni e troppi blog che danno loro spazio, noi invece dovremo cercare di isolarli, far cadere le loro isterie nel vuoto, e goderci il loro rosico quando vedono che noi non cogliamo.
    Ora che ha scritto questo articolo ha dato nuova linfa al loro gusto da attaccabrighe, ha dato loro nuovi motivi per spacciarsi per vittime. Ora si chiameranno a vicenda per avere più rinforzi possibile e verranno a colpirla di nuovo.
    E su, la prenda con ironia, non ha mai pensato che probabilmente chi ha definito “cesso a pedale” i membri della sua famiglia lo abbia fatto perchè geloso di qualcosa che non ha e non può avere? Quando ho visto quella cattura girare su internet ho avuto proprio questa sensazione.
    Ad majora, con stima. .

    • admin
      11 Settembre 2015
      Reply

      Di certo alimentare la discussione offre il fianco a nuove strumentalizzazioni da parte loro, indubbiamente. E quelle le intendo assolutamente ignorare come mi suggerite.
      Quello che Vorrei fosse chiaro, se ancora non lo è, è che la mia reazione non è tanto alle offese rivolte alla mia persona, quanto per le offese rivolte ai miei figli.
      Mi dispiace, ma hanno già sofferto molto. L’essere stati abbandonati è una ferita che se anche ora non fa male, forse un giorno si riaprirà. Non posso permettere che qualcuno li offenda impunemente. Voglio che sappiano che ora hanno chi li protegge, anche da quelle che possono sembrare, ma le assicuro che non lo sono, innocue punzecchiature.
      La ringrazio sinceramente della sua preoccupazione.

  12. Luca
    12 Settembre 2015
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    Il mondo fortunatamente va avanti da sempre fregandosene di chi vorrebbe ancorarlo al passato. Fatevene una ragione. Io non voglio e non ho proprio bisogno della vostra approvazione come del resto io non approvo e non riconosco come famiglia chi promuove odio. Quindi scendete dal piedistallo. P.s. chattare tutto il giorno toglie tempo da dedicare a quei figli che dite tanto di amare. Dirlo non basta.

  13. Niccolò
    12 Settembre 2015
    Reply

    Carissimo Luca, tieniti pure le tue ragioni: non mi sembra che il mondo liquido della rete sia il posto migliore per discuterle e di dar prova di esse. Tieniti il tuo mondo senza Dio, il tuo mondo senza amore e senza senso, senza spiritualità e senza misura, tientelo. Ma non ti abbiamo ancora sentito esprimere un pensiero di scusa nei confronti della famiglia di Filippo: si tratta di educazione, di civiltà, pura e sempre civiltà, caro il mio progressista tout court. Evidentemente non c’è spazio neanche per essa nel suo piccolo mondo.

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