Tutto come previsto. Il DDL Cirinnà approderà alla Camera dei Deputati il 9 maggio prossimo venturo senza essere stato scalfito da neanche una modifica. Neanche una virgola del testo è stata modificata, esattamente come aveva supplicato che si facesse la stessa Cirinnà poche ore dopo l’approvazione in Senato. Delle quasi mille richieste di modifica, molte delle quali provenienti dagli stessi membri del PD, non è passato uno iota, quasi che quella approvata fosse la bibbia delle “nuove forme di famiglia”.
Eppure questo testo, come la stessa Cirinnà sostiene, è il minimo sindacale per dare dignità alle unioni civili per le persone dello stesso sesso (rigorosamente solo dello stesso sesso e non legate da vincoli parentali); possibile che non ci sia stato alcun modo di farlo tornare ad essere più vicino al quel “matrimonio egualitario” con cui tanto le piace riempirsi la bocca?
Sembra di no. Sembra che la strategia del governo sia stata la stessa dei “Pinguini di Madagascar”: carini e coccolosi, mentre la commissione giustizia discuteva di niente e la propaganda di regime e delle lobby continuava il suo incessante martellamento mediatico.
Naturalmente su fronte giurisprudenziale si è continuato ad accumulare sentenze contra legem e in assoluto contrasto con le leggi internazionali sui diritti del fanciullo. Sentenze che affibbiano genitori dello stesso sesso a bambini e bambine che di certo non hanno colpa se sono stati concepiti artificialmente o nati da un utero in affitto, ma che si meritano almeno di conoscere le loro origini come ogni altro bambino adottato.
In questo scenario si incastonano perle di comunicazione come pietre preziose su una corona: «l’accordo con l’NCD è solo l’abbozzo di quello che per l’Italia sarà presto il matrimonio parificato per tutti» ha detto la Cirinnà. Ed ecco spiegato come mai la grande paura del ritorno in Senato per l’approvazione. Dopo aver tradito Cristo e la loro fede, i Giuda del Senato, che ancora si professano cattolici, devono essere rimasti senza beni preziosi da vendere in cambio della poltrona e forse non sarebbero disposti a farsi prendere per il naso una seconda volta, visto come gli si sono rivoltati contro gli elettori.
Inoltre, sempre la Cirinnà, auspica l’abbattimento dell’ultimo divieto della legge 40, il divieto di affittare un utero, di prestarlo, di pubblicizzarne la pratica, insomma il divieto di smettere di considerare i bambini come persone. Una volta abbattuto quello tutto sarà commerciabile. Se è scambiabile un essere umano intero, perché vietare la vendita di semplici reni e polmoni? Sembra atroce eppure è di una logica disarmante. Come logicamente disarmante, una volta sancito il diritto ad essere unione a due persone dello stesso sesso, sarà pretendere che il sentimento sancisca l’unione di un numero maggiore di soggetti. Chi può dire che la dignità di tre persone che dichiarano di amarsi è minore di quella di due persone che dichiarano la stessa cosa?
Come non ricordare anche la confusione che viene fatta da tutti coloro che inneggiano alla discriminazione che la legge sulle adozioni decreta sulle coppie non sposate? Sempre più spesso viene espressa disapprovazione per la presunta arretratezza della 184, adducendo come giustificazione il fatto che negli ultimi trent’anni la famiglia è cambiata. Che sempre di più si sceglie di non sposarsi, che sono moltissimi i single e che le coppie dello stesso sesso stanno apparendo all’orizzonte e probabilmente sono il futuro fluido di questa società.
Ok. I fatti non si discutono, ma che c’entra questo con la 184? Perché mai sarebbe una legge che discrimina le coppie non sposate da quelle sposate?
La risposta è che alle coppie non sposate non è concessa l’adozione.
Questo è un tipico caso di mistificazione della realtà. Uno di quei casi in cui si prende un fatto, lo si trasforma nei fondamentali, gli si cambia contesto e poi, allargando il campo, se ne evidenziano le incongruenze con il paesaggio circostante.
La legge sulle adozioni non è mai stata una legge che dà il diritto a qualcuno di diventare genitore, bensì è la legge che rende una famiglia a chi l’ha perduta, dello stesso tipo di quella che ha perduto, né più né meno. E se questa legge sembra discriminare tra coppie sane e coppie malate, se questa legge sembra dicriminare tra coppie abbienti e coppie povere, se questa legge sembra lasciare fuori tutti coloro che non si sono presi l’impegno scritto, davanti allo stato, di vivere insieme tutta la vita, mi dispiace per chi non l’ha capito, ma è tutto a garanzia dei bambini che si meritano un occhio di riguardo ed una particolare attenzione, affinché la vita non si accanisca contro di loro più del dovuto.
Per questo la società deve garantire il più possibile questi orfani, di non aver scelto per loro il primo che passa, non perché ci sia qualcuno con più diritto di altri a divenire genitore, no, quello lo siamo tutti secondo quanto la natura ci concede e la nostra vita sociale ci permette, ma perché ogni bambino possa avere una famiglia che non deve vedersi rendere più ripida una salita che già da sola mostrerà tutta le sue difficoltà nascoste dietro ogni curva del percorso adottivo.
L’ultima chicca la riceviamo oggi da un tweet dell’associazione ANDDOS nel quale si preannuncia che dopo che saranno approvate le unioni civili, fatto ormai dato per scontato, sarà necessario rieducare gli italiani all’accettazione delle nuove forme di unione senza discriminazione. Vedremo poi se verranno istituiti dei campi estivi in centri arcobaleno militarizzati o chissà cos’altro inventerà il governo, presente con il sottosegretario alla giustizia Gennaro Migliore, per farci il lavaggio del cervello.
Comunque va sottolineata l’incongruenza del messaggio di ANDDOS con quello che da sempre sostengono i promotori delle unioni civili, cioè che il paese è pronto, che la gente è molto più avanti delle leggi, insomma tutta la solita tiritera volta a far sentire l’ascoltatore di turno come l’ultimo disinformato non al passo con i tempi, salvo poi invitarlo a saltare sul carro del vincitore un po’ come Lucignolo fa con Pinocchio, ridicolizzandolo per le sue (buone) intenzioni e sostenendo che il progresso è là, nel paese dei balocchi, dove si fa ciò che si vuole e nessuno si domanda né cui prodest né quale sarà il fio.
Intanto, nonostante l’impegno di molti italiani, milioni di italiani, che si sono mobilitati come solo sui grandi temi etici succede, questa legge passerà, probabilmente con la fiducia. Purtroppo l’unica cosa su cui si deve avere fiducia è la malafede di chi l’ha pensata, partorita e spinta, questa legge, una malafede che non si ferma davanti a nulla, neppure alla indiscutibile graniticità delle laicissime regole ortografiche, che devono essere rimaste vittima anch’esse dell’onda lunga del relativismo.
La legge che verrà scritta sulla gazzetta ufficiale infatti al comma 65 riporta una frase sconclusionata, individuata dall’attento avv. Simone Pillon, alla quale manca qualcosa: «In caso di cessazione della convivenza di fatto, il giudice stabilisce il diritto del convivente di ricevere dall’altro convivente e gli alimenti qualora versi in stato di bisogno e non sia in grado di provvedere al proprio mantenimento.».
Con Renzi al governo abbiamo abdicato a tante cose: alla libertà di voto, all’inno nazionale (ricordate il “siam pronti alla vita” di Expo2015?), alla famiglia e adesso anche alla lingua italiana.
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