Qualche giorno fa Don Danilo Costantino, della parrocchia di Santa Teresa D’Avila a San Giovanni Valdarno, si è visto segnalare il suo profilo di Facebook a causa di una discussione nata attorno alla questione delle Unioni Civili. Don Danilo, parroco giovane ma di esperienza e di comprovata fede, ha avviato nel mese di aprile un ciclo di conferenze dedicate ai “valori non negoziabili”. In queste conferenze ha dato voce a esperti e di psicologia, pedagogia, adozione e a persone che si impegnano civilmente per contrastare quella che sembra ormai una marea inarrestabile che sovverte l’antropologia e la verità dell’essere umano.
In questo ciclo di conferenze, quella che ha suscitato forse più polemiche, anche tra i parrocchiani, è stata quella dove si affrontava il tema della nascita e del futuro della legge Cirinnà etichettandola come iniqua, ingiusta.
Tale conferenza ha avuto uno strascico anche all’interno del social network più popoloso del mondo, sul quale si può trovare di tutto ed il contrario tutto, tanto che sembrerebbe solo una trasposizione digitale del mondo reale. Purtroppo è evidente che una asimmetria c’è e la possiamo trovare all’interno di quelle che sono chiamate “politiche” di Facebook.
Probabilmente qualcuno si è sentito in qualche modo punto da alcune risposte di chi ha partecipato alla discussione ed ha segnalato il post, che in gergo significa richiamare una funzione di denuncia di una presunta violazione e chiedere ad un operatore umano di valutare la discussione.
L’operatore ha reputato valida la segnalazione ed ha bloccato l’account, ma attenzione, raggiunto al telefono Don Danilo non ha saputo indicare quale parte della diatriba poteva avere innescato la segnalazione, bensì, dallo scambio con l’operatore Luca di Facebook, è emerso un fatto gravissimo e incomprensibile: la riattivazione del profilo sarebbe subordinata all’eliminazione di ogni riferimento al sacerdozio da parte di Don Danilo, a partire dal Don presente nella denominazione del profilo.
Incomprensibile e inaccettabile come si possa permettere un social network che da spazio ai pedofili, ai pornomani, ai bestemmiatori (“c’è gente con le bestemmie nel nome” cit. Don Danilo), a chi inneggia al fascismo, al nazismo, alle foibe di non dare spazio all’essenza della vita di una persona consacrata a Dio.
Don Danilo ha ovviamente rifiutato di spogliarsi dell’abito per entrare in questo mondo virtuale, lo ha reputato una violenza nei suoi confronti, ed ha rinunciato a quello che era uno dei primi profili di Facebook aperti da un prete in Italia.
“Nove anni fa” – ci ricorda dispiaciuto per la fine di questa permanenza – “eravamo tre soli Don su Facebook e lo siamo rimasti per moltissimo tempo, chiudere così mi dispiace moltissimo, ma non potevo cedere a questo insensato ricatto”.
Quando il giovane prete Don Danilo Costantino, intuì la potenza di questo strumento mediatico, non esitò a gettarcisi a capofitto, in quanto responsabile della pastorale giovanile della Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro voleva essere sempre in contatto con i giovani. I suoi giovani, quelli che lo hanno accompagnato per un decennio ovunque lui li portasse: dalle GMG all’Irlanda, dai pellegrinaggi ai campeggi.
I risultati ottenuti con certosina pazienza sono stati eccellenti e in qualche momento i social network che facevano capo a lui, dai forum alle pagine Facebook, vedevano centinaia di giovani gravitarci intorno. Un’eredità che purtroppo nel tempo, dalla sua assegnazione in parrocchia, si è un po’ perduta.
Una vicenda che lascia l’amaro in bocca, che ci fa domandare *cui prodest* dal non vedere sacerdoti su Facebook, o meglio, alcuni sacerdoti, quelli che vanno contro il pensiero unico, perché alcuni sacerdoti *à la page* invece vengono ben altro che tollerati, anzi vengono osannati dal popolo della rete e ovviamente dagli stessi gestori. Mi riferisco a personaggi singolari come Don Fabrizio Fiorentino, palermitano come il nostro Don Danilo, ma con tutta una visione diversa (diversa anche da come la vede il Magistero, sic!) sui valori non negoziabili di cui sopra. Un prete che inneggia alla morte di Bagnasco invece che a quella di Pannella, al quale per altro avrebbe affidato la guida della CEI.
Oppure possiamo parlare di Don Giovanni Berti o Don Alessandro Santoro, che dai loro profili e dalle loro pagine lanciano in continuazione strali pro-choice e pro-lgbt senza che nessuno rilevi quanto sia evidente il loro essere sacerdoti.
Ben strana politica, quella di Facebook, contraddittoria e assurda, dove il rigore e la coerenza non trovano spazio, mentre largheggiano relativismo e anticonformismo. Un mare dove ancora riusciamo a navigare quasi tutti, anche noi che lo denigriamo e denunciamo questi fatti come veri e propri abusi di potere.
Lì comunque vanno avanti; nella parrocchia di Santa Teresa D’Avila le cose procedono come se niente fosse; non si fanno veramente ferire da questi atti di bullismo, tant’è che dopo un intero giovedì di adorazione del Santissimo, ieri sera è stato proiettato il film “Dio esce allo scoperto”, la nuova pellicola dell’autore dell’”Ultima cima” e di “Terra di Maria” sulla conversione di un ex transessuale e di quanti lo hanno seguito.
Venerdì prossimo invece arriverà Giorgio Ponte, lo scrittore cattolico che parla della sua esperienza con l’omosessualità, per l’ultima delle 5 conferenze che hanno sollevato tutto questo polverone.
Chissà se dopo anche a Giorgio verrà chiesto di eliminare ogni riferimento alla sua fede, sia mai che qualche omosessuale ateo si senta leso nella sua libertà.
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