In questi giorni sto partecipando ad un nuovo emozionante gioco: il corso di preparazione al parto per le gestanti della mia zona.
Direi che per me questa è un’emozione tutta nuova, quella del corso pre-parto era una faccenda che avevo archiviato molto tempo fa e quando sono arrivata a preparare lo zainetto per andare al primo incontro ancora in realtà non avevo bene le idee chiare su dove sarei andata, cosa avrei dovuto fare e tantomeno avrei saputo dire cosa mi aspettavo da questa serie di incontri.
Ho deciso di partecipare su consiglio di amiche che lo avevano fatto e ne erano rimaste soddisfatte, complice un piccolo disturbo di salute che avrebbe avuto giovamento dalla frequentazione della piscina compresa nel corso ho deciso di andare, senza riflettere minimamente su cosa sarebbe successo durante la parte teorica dell’incontro.
Al primo incontro il tema è l’anatomia femminile, subito penso che il tema sia superfluo, userei quasi il termine inutile, per donne adulte, tutte con un bel pancione da settimo mese o quasi, ma ovviamente quando si comincia ad entrare nei dettagli vengono fuori le prime dichiarazioni di ignoranza, anche da parte mia. Allora l’ostetrica che ci guida, bravissima e dolcissima, specialmente con le mamme più giovani e quelle più vistosamente impaurite comincia a raccontare ogni organo, muscolo, tessuto del nostro corpo anche solo minimante interessato dalla situazione di gravidanza, come si modifica, come interviene per far stare bene la vita che cresce dentro di noi. Spiega come trattarci bene, come accudire prima di tutto noi stesse, perché questa è condizione indispensabile per poter poi accudire degnamente il bambino che sta per nascere. Il linguaggio usato è semplice, diretto, delicato e rispettoso del pudore di ognuna, il clima che si respira è di totale rilassamento, anche per quelle mamme che all’inizio erano visibilmente tese.
E poi la chicca, la ciliegina sulla torta, che mi ha colpito talmente tanto che penso di poter riportare quasi alla lettera le parole di questa ostetrica quando ha parlato dell’utero. Ha detto: «vedete ragazze, il nostro utero è un muscolo miracoloso, anzi un portento di miracolo perché fuori da una gravidanza è piccolo come la metà del palmo di una mano, peso circa 80g, decisamente non ci accorgiamo neanche di averlo; ma quando deve gestire un bambino comincia ad allungarsi e slargarsi e fortificarsi fino a riuscire a contenere una creatura di 3,5kg, con mezzo kilo di placenta e un kilo di liquido amniotico, diventa sostegno e fondamento perché tutti i processi che avvengono nei 9 mesi si possano realizzare. Riesce a reggere uno stress e una fatica impressionanti se pensiamo alle sue condizioni a riposo ed è la condizione indispensabile perché tutto il resto possa funzionare bene. E’ l’emblema di noi donne, noi siamo come il nostro utero, questo è il muscolo che ci descrive meglio.»
E qui, a parte osservare qualche lacrimuccia scendere nei visi delle compagne, ho pensato (e mi dispiace di non aver avuto il coraggio di parlare) che tutto questo si riassume nella capacità della donna (e del suo utero!) di stare sottomessa, di sostenere e sorreggere anche pesi che sembrano insopportabili, anche stress lunghissimi perché qualcun altro possa trovare compimento: il marito, i figli, un parente, chiunque bussi alla sua porta. Proprio come dice il libro dei Proverbi sulla perfetta padrona di casa (capitolo 31) “ben superiore alle perle è il suo valore”, questa donna capace di sorreggere il peso della Vita diventa la confidente per il cuore del marito. Questa è la nostra prima e più intima vocazione, indipendentemente da come poi il Signore ci chiederà di realizzarla, perché le strade sono infinite e la Provvidenza è ricca di fantasia! Riflettendoci in un secondo momento, passata l’emozione che mi aveva generato, mi è apparso ancora più chiaro che quando qualcosa è “veramente vero”, fa parte della nostra realtà più intima lo si riesce a capire e a trovare qualunque sia il percorso.
Sì perché il contesto in cui è avvenuto era totalmente laico e se vogliamo anche scientifico visto che a parlare comunque era una operatrice sanitaria del consultorio ostetrico e ginecologico dell’ASL. Per dire quanto eravamo lontani dalla religione basti pensare che la stessa persona che ci ha incantato con quelle parole, pochi minuti prima per decidere come divederci, ci aveva assegnato i 4 elementi dei segni zodiacali: acqua, terra, fuoco, aria per divederci in gruppi.
Nonostante questo, quella donna è riuscita a paragonarci a quel muscolo che ci caratterizza profondamente e, scusate la chiosa monotona e poco originale, ci differenzia totalmente dall’altra metà del cielo, come a ribadire che la Verità è una e se la si cerca con cuore e cervello sinceri non si può non trovarla.
Deve essere per queste nostre capacità di elasticità, resistenza e accoglienza che diventiamo così attraenti verso i nostri maschietti, anche quando la silhouette viene “deformata” da una pancia che cresce!
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