Leggiucchiando blog in giro per il web, mi sono imbattuta in un bell’articolo provocatorio e interessante. L’ho letto con piacere, mi ha abbastanza convinto. Sono arrivata in fondo e… ho riconosciuto l’autore dalla foto, nonostante lo pseudonimo fuorviante: un mio ex.
All’improvviso quel che prima mi aveva convinto, mi è sembrato discutibile, scontato, un po’ falso, perché ho sovrapposto le sue parole all’idea che io avevo di lui e alle cose che già conoscevo in merito alle sue opinioni e ai suoi comportamenti (per niente in accordo col contenuto dell’articolo).
Ecco che il mio pregiudizio ha preso il sopravvento sul giudizio e mi ha strappato via la libertà di valutare con una mente vergine.
Tre sono le amare considerazioni che mi sono nate dentro a seguito di questa semplice esperienza:
- Il raziocinio è davvero debole contro il “pensiero” della pancia, perché le convinzioni radicate sui sentimenti acquistano una forza, anzi, una violenza che nessun ragionamento può sradicare e tutti, in quanto uomini e donne viventi e amanti, abbiamo dei pregiudizi marchiati dentro dalle nostre esperienze dirette.
- Se davvero una persona riuscisse a compiere un cammino interiore di cambiamento e miglioramento di sé (e ho detto se), non riuscirebbe comunque a recuperare spazio intorno, perché i pregiudizi (nel senso di giudizi formulati prima) dell’ambiente in cui vive non gli darebbero mai credito. Quindi, a meno di cambiare radicalmente aria, ciascuno è suo malgrado costretto nel proprio abito.
- Abbiamo davvero speranza di riuscire a convincere qualcuno di qualcosa? Se quello che gli raccontiamo vibra già nella sua mente in sintonia con un ricordo positivo, sicuramente sì; ma se si scontra con un’esperienza negativa, legata al contenuto del messaggio o (ahimè) alla nostra persona, allora dubito fortemente che la nostra massima dialettica possa anche solo incidere la scorza.
Il punto è che le parole che ci scambiamo tra noi, comuni mortali, sono solo parole. Ci rimpalliamo gli stessi commenti, ci postiamo l’un l’altro le stesse notizie. Cerchiamo come amici chi la pensa già come noi, evitiamo chi ci urta. Mai davvero ascoltiamo.
Forse dovremmo parlare un po’ meno e ascoltare di più; soprattutto non giudicare per non essere giudicati.
In fondo anche Gesù, che la sapeva lunga in proposito, per sfondare le porte più dure, come la samaritana al pozzo, ha usato la tattica della condivisione, prima di partire con le prediche.
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