Ascoltando la conferenza Aretina di Parisi mi sono stupito di come, nonostante che chi lo introducesse e lui stesso avessero nominato i temi etici, questi non siano stati affrontati, neppure per sommi capi. Eppure le grandi sfide che ci attendono in questo campo, nell’immediato futuro, dovrebbero essere parte integrante del programma elettorale del gruppo che Parisi si appresta a guidare (almeno stando alle sue dichiarazioni).
Invece niente.
Dopo tante, e a me care, motivazioni per il NO al referendum costituzionale, prima fra tutte, il motivo stesso per cui ci sia un referendum, cioè che il parlamento abbia bocciato per quattro volte questa riforma; dopo aver preso a bastonate il jobs act, il documento di programmazione economica e finanziaria, la buona scuola e molte altre operazioni di maquillage fatte da Renzi; dopo aver disegnato la “sua Italia” del futuro, libera da modelli preconcetti e vetusti, lanciata in un’Europa meno arrogante, rinvigorita da sindaci più forti e autonomi e alleggerita anche dalla zavorra dei costi regionali (via le province, via le regioni, poi?); dopo tutto questo: il niente.
Devo ammettere che una cosa che mi è piaciuta di Parisi è stata la sua capacità di individuare il nocciolo delle questioni, cosa che da candidato sindaco gli ha fruttato la quasi vittoria contro Sala a Milano. Rappresentativo del suo modo di pensare è, per sua ammissione, la modalità con cui è stato posto il quesito agli inglesi che hanno votato la Brexit. Sotto la domanda “La Gran Bretagna deve restare o uscire dall’Europa?” erano apposte due opzioni: LEAVE – REMAIN; non si erano fatti giri di parole per confondere e orientare la risposta, come invece hanno fatto i nostri con il quesito referendario del 4 dicembre.
Convinto di imbattermi in questa sua caratteristica dirimente, mi sono permesso di presentarmi, vantare amicizie comuni grazie al fatto che mi sento fieramente portavoce di Generazione Famiglia, associazione che mastica temi etici fin dalla prima poppata, e ho avuto l’ardire di fare una domanda netta e semplice, da LEAVE or REMAIN: “Lei cosa ne pensa dei temi etici, che stanno diffondendosi in Europa e che arrivano dall’America, come l’eutanasia, l’aborto al nono mese, il matrimonio egualitario?”.
Il rumore delle unghie sui vetri lo hanno sentito anche i suoi parenti in Israele (perdonatemi l’iperbole, era per farvi sapere che ha la moglie israeliana). Si è aggrappato per tre minuti buoni, dei quali sono tremendamente dispiaciuto di non avere alcuna registrazione, ad un nulla, farcito con niente, impanato nel sottovuoto spinto, fritto e servito su un piatto di “in fondo non dovrebbe essere la politica ad affrontare questi temi, perché noi dobbiamo essere rispettosi di tutti”. Il che significa, tradotto in soldoni, che siccome tutti hanno il diritto di sentirsi rispettati, prima o poi qualunque tipo di richiesta, considerata anche minimamente legittima, in assenza di valori, troverebbe ascolto nella sua compagine di governo, cosicché qualunque legge verrebbe prima o poi approvata.
A questo punto mi è venuto spontaneo accomunarlo a Renzi. Lo odia così tanto, gli è così opposto da essere speculare, ma uguale a lui. Permeabile a qualunque dardo possa trafiggerlo, inconsistente tanto quanto basta da non rimanere mai ferito in scontri che possano anche lontanamente essere definiti ideologici o valoriali, sui quali invece, le persone serie e coerenti non cedono né fanno sconti. Se fino ad oggi il male è venuto da est, parafrasando Tolkien, voltandosi ad ovest il panorama non migliora.
In modo più lampante il suo disimpegno si è manifestato quando gli è stato chiesto di esprimersi sulla famiglia. Siccome (per lui) la politica non si deve occupare di valori, almeno si occupa della famiglia della Costituzione? Di tutelarla come nucleo fondante della società, unico modo di dare futuro allo stato e quindi alla politica stessa?
Dal suo punto di vista, il problema della famiglia attualmente è da ricondurre al problema demografico e a come debba essere ristrutturata la società per far ripartire le nascite. Quindi si devono trovare i mezzi di far tornare presto le mamme al lavoro dopo il parto e lo stato deve assistere di più gli anziani per non farli essere un peso sulle spalle dei giovani, come accade nei paesi nordici. Ho paura che alla fine, la risposta sull’eutanasia, me l’abbia data.
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