Non è ancora passata ma già si sa che entrerà in vigore a settembre; non è ancora settembre ma già le circolari invitano gli istituti a regolarsi “come se” le modifiche al sistema dell’istruzione fossero una realtà. Sembra che il premier chieda la fiducia non solo al Parlamento
Al Senato in questo momento, anzi alla 7° commissione del Senato, si sta discutendo della riforma del sistema nazionale di istruzione, denominata dal nostro mitico Presidente del Consiglio Renzi, la Buona scuola, ovviamente perché lui fa solo cose buone!
Secondo il presidente del consiglio dei ministri questa riforma dovrebbe entrare in vigore già dal prossimo anno scolastico, che vi ricordo inizierà il 1° settembre 2015, anche se effettivamente a tutt’oggi non c’è stata l’approvazione definitiva da parte del Parlamento. I lavori in Commissione andranno avanti fino al 12 giugno, poi dovrebbe passare alla discussione in aula e non è certa la data di approvazione definitiva, sempre che di approvazione definitiva si tratti e che non sia necessario un’ulteriore passaggio alla Camera.
Ma il nostro presidente è ottimista, è certo che tutto andrà per il meglio e anche i suoi ministri sono così fiduciosi che il tutto sarà approvato nei termini previsti, ovvero entro il 15 giugno prossimo. Sembra che lo sciopero del 5 maggio scorso, che ha coinvolto circa l‘80% del personale delle scuole e che le agitazioni già in atto e gli scioperi durante gli scrutini finali, specialmente nelle scuole superiori, non siano un segnale negativo.
Qui è doveroso aprire una parentesi, alcuni colleghi mi facevano riflettere che uno sciopero durante gli scrutini è inutile perché non crea danno a nessuno se non a chi fa sciopero, danno sia economico che pratico perché si accumulano un sacco di ore di lavoro che poi dovranno essere obbligatoriamente svolte entro domenica 14 giugno prossimo. Potrebbe essere necessario lavorare fino a tarda notte o per tutto il fine settimana per concludere gli scrutini.
Sembra che siamo stati colti da un attacco di masochismo di dimensioni colossali, andare a scuola a turno per non fare gli scrutini e poi essere riconvocati in seconda battuta, forse anche in terza fino ad arrivare all’ultimo giorno utile. Giorno nel quale dovranno essere espletate obbligatoriamente tutte le pratiche concernenti le valutazioni di fine anno, considerando poi che lunedì prossimo cominceranno le riunioni preliminari per gli esami di stato, per chi sarà impegnato diventa un periodo veramente faticoso. Allora perché darsi la zappa sui piedi in questo modo? La risposta che mi sono data e che si danno tanti colleghi è che non possiamo fare sempre finta di niente, non ci possiamo far calare tutto addosso come se niente fosse, il segnale va dato, se la buona scuola andrà avanti non sarà per nostra connivenza!
La goccia che ha fatto traboccare il vaso, tanto da causare l’adesione massiccia a questa forma di protesta, è l’invio di suggerimenti, da parte del ministero dell’istruzione verso gli uffici scolastici regionali, e da lì verso quelli provinciali fino ad arrivare alle scuola, per “portarsi avanti“. In alcune circolari è stato richiesto, visto il DDL che ancora è all’esame del senato, di prevedere la formazione del corpo docente dell’anno prossimo come se, il DDL fosse già stato approvato. Sembra che Renzi, la fiducia non la chieda soltanto al parlamento.
In altre parole si chiede ai collegi docenti e ai consigli di istituto di pronunciarsi e deliberare sull’ampliamento dell’organico, quando ancora questo di fatto non esiste, almeno non nei termini su cui ci viene chiesto di esprimerci.
Quindi verrà deliberato, ammesso che venga fatto, su qualcosa che ancora realmente nel nostro ordinamento giuridico non esiste. Ora, io non sono un’esperta in materia giuridica, ma penso che un atto deliberato su qualcosa che non esiste sia quanto meno un falso, poi gli esperti di legge potranno metterci il termine più appropriato, che sicuramente esiste. Non a caso il leader della Cisl scuola Francesco Scrima parla di: “adempimenti inutili, privi di legittimità e che dovranno pertanto essere necessariamente ripetuti”.
Il problema è che dovendoli, forse, ripetere poi si avvierà l’anno scolastico con notevoli ritardi sulle nomine di tutti quegli insegnanti che attendono l’incarico annuale, dando un disagio notevole agli studenti, alle loro famiglie, e agli insegnanti stessi che avranno ancora più incertezze sulla chiamata.
Ora, se guardo al contenuto dell’organico dell’autonomia, posso anche dire di essere favorevole; permettere ad un collegio docenti di potenziare il proprio organico sulla base reale delle necessità del proprio istituto, conoscendo le peculiarità della popolazione scolastica, le caratteristiche del territorio, i bisogni dei propri studenti e delle loro famiglie, mi sembra finalmente un passo serio verso l’autonomia reale degli istituti. Chi meglio dei docenti di un istituto può valutare cosa manca?
Il problema al solito sta nel metodo, nei tempi e nella mancata concertazione tra istituzioni e popolo; chi ha pensato di inserire questa norma all’interno della riforma sicuramente ha avuto un’intuizione geniale. Aggiungere all’organico uno o due docenti per le necessità specifiche di ogni scuola è un sogno, soprattutto per i dirigenti che spesso si trovano a dover far fronte alle necessità impreviste sperando nella buona volontà e dedizione al lavoro dei propri docenti, cosa che avviene molto di frequente. Perché dobbiamo lavorare senza mai una certezza? Senza mai avere le garanzie di operare nel giusto? Perché dobbiamo confidare sul “tanto poi le cose si aggiustano via via”?
Questa precarietà nel lavoro è ancora più distruttiva della precarietà legata alla fine del contratto; mina la serenità di tutti gli insegnanti e la loro fiducia in un sistema che è sempre più distante. E’ impossibile, in queste condizioni, ragionare seriamente alla progettualità di una istituto scolastico con così pochi giorni a disposizione, con gli esami di stato, i corsi di recupero da avviare e i normali adempimenti di fine anno scolastico da concludere. E soprattutto, lo ripeto, facendolo su un testo che ancora non è legge, e quindi potrebbe subire variazioni, cosa progettiamo? Un ingegnere qualunque prima di pensare a come costruire un ponte non domanderà perlomeno su quale fiume dovrà essere fatto e a quali mezzi dovrà servire? Forse il nostro governo ha così tanta fiducia nell’operato degli insegnanti e nelle loro capacità logico-deduttive che pensano che siamo in grado di lavorare persino alla cieca, senza sapere su cosa effettivamente ci dobbiamo esprimere?
Speriamo che nella sua avanzata la Buona scuola di Renzi non sia come un carrarmato che calpesta quello che di buono c’è già e che per sostituirlo con altro, pur di fare qualcosa di nuovo a tutti i costi, il prezzo non lo paghino studenti e docenti che nella scuola ci vivono.
Be First to Comment