Non se ne esce, la parola d'ordine dell'Alta Corte inglese è "non mollare". Alfie è sopravvissuto alla condanna a morte, ma il giudice Hayden sembra solo più eccitato dalla sfida e rincara la sua dose di crudeltà decretando che questo "extraordinary boy" (parole sue) debba restare a Liverpool.
Il divieto di poterlo portare in Italia a curarsi, nonostante adesso lo si possa pienamente considerare cittadino italiano, con tanto di passaporto, lo confina alle stanze dell'Alder Hey, tra quelli che non faccio fatica a considerare i suoi aguzzini.
Ogni riflettore che si è acceso su questa storia ha mostrato aspetti sempre nuovi sulla vicenda, tanto da far spuntare perfino delle raccapriccianti storie risalenti al 1992, quando a seguito della morte di un bimbo di poche settimane, il personale di questa struttura si è permesso di espiantarene gli organi e conservarli in varie forme per anni e anni, fino alla macabra scoperta da parte della madre.
Il padre stesso di Alfie, Tom, ha documentato sui social come veniva mal accudito il neonato, con i tubi dell'aria sporchi, la saliva lasciata a seccare sulle sue labbra assieme ai pannolini che non venivano cambiati facendolo rimanere per ore e ore nelle sue stesse feci.
Non è solo un sospetto che ci sia qualcosa di più dell'ormai tristemente famoso best interest del minore, nella sollecitudine con cui molti bambini vengono terminati staccando frettolosamente la spina. Come mai quando un genitore si oppone, subito fioccano le sentenze delle Alte Corti?
Come mai l'associazione dei medici Medical Ethics Alliance si pone in modo così duro contro i colleghi? E perché con tutto questo ritardo? Sono migliaia i casi di bambini che rischiano di fare la fine di Alfie, Isaiah, Charlie e chissà quanti altri in tutti questi anni.
La gravità della cosa sta facendo pensare molti che sia il caso di chiedere una moratoria internazionale contro la sospensione dei trattamenti e delle cure vitali per i minorenni, certo è una buona cosa, ma bisogna vedere se poi i paesi aderiscono.
Di certo c'è solo una cosa, il male e la puzza di zolfo che si sentono tutto intorno a questi casi. Gli assurdi accanimenti, le incomprensibili e disumane decisioni prese anche quando ormai, come in questo caso, è ovvio che la vita di questo bambino non la decide la macchina, non la decidono i genitori, né i medici, né il giudice.
Tutto questo fa pensare che invece che rispetto al the best interest tutto ruoti intorno al the beast interest.
Be First to Comment