La settimana scorsa tutti i giornali e telegiornali hanno insistito sul triste caso di Nicole, la neonata di Catania nata in una clinica privata con problemi ai polmoni e morta prima che si trovasse per lei un posto in un ospedale con una neonatologia attrezzata per il suo grave caso.
Ovviamente i genitori attendono giustizia, non si sa se prontamente consigliati da qualche avvocato professionista in cause contro la sanità (presenti e puntuali come avvoltoi) o per un loro istintivo moto di ribellione al triste esito della vicenda.
Non entro nel merito, perché non conosco i dettagli e c’è già un nutritissimo gruppo di esperti di ogni genere che se ne occupa.
Dico solo che in Italia ci sono circa 90 denunce al giorno per presunti errori medici (dato dell’Associazione nazionale imprese assicuratrici). E i media non tralasciano mai di sottolineare con enfasi le gravi ingiustizie subite e le intollerabili mancanze rilevate.
Di certo qualcuno avrà sbagliato, perbacco! Ma il numero a me sembra altino.
Non è che, per caso, abbiamo aspettative irrealistiche in merito a ciò che la medicina dovrebbe fare per noi?
In particolare le denunce sono altissime proprio contro ginecologi, cioè contro i medici che fanno nascere la vita, gli unici che di norma portano buone notizie e assistono a lieti eventi.
In questa società moderna che odia la vita, considera l’aborto un diritto e il controllo delle nascite una priorità da attuare con ogni mezzo, il figlio non è più inteso come un dono ricevuto, un prezioso bene che c’è, ma potrebbe anche non esserci, che non ci è dovuto per forza. E’ un diritto: ho comprato già lettino, tris passeggino-culla-seggiolino, un armadio di vestitini e quindi quello che è mio lo voglio a tutti i costi.
Tra l’altro adesso alle donne incinta fanno sembrare la maternità come fosse una malattia: miriadi di esami del sangue, livelli di glicemia, ecografie di ogni tipo, amniocentesi, villocentesi. Tu vai dal ginecologo per la visita di controllo e dici che stai benissimo e quello ti prescrive una confezione formato famiglia di integratori vitaminici (alcune sarebbero da prendere PRIMA di rimanere in cinta!) perché è il protocollo.
Adesso si fanno anche le ecografie 3D a colori e ti puoi portare il filmato a casa.
Per forza che quando arriva il momento del parto tu ti aspetti che del tuo bambino si sappia già tutto, che ogni cosa sia sotto controllo.
Ma non è così, non lo è mai. Ancora oggi si muore di parto (per fortuna molto raramente) e non tutte le possibili patologie sui neonati sono individuabili con la diagnosi prenatale. E anche le patologie individuate non sempre sono come previsto attraverso lo studio degli esami. E le azioni messe in atto, magari anche con prontezza, non portano ai risultati sperati. Non è il medico che sbaglia, è che il corpo umano è complicato, i fattori che possono intervenire sono molti, e la nostra vita non è in mano nostra.
Quando vedi il volto stanco del chirurgo che ha operato tua figlia d’urgenza per 4 ore consecutive, iniziando l’intervento dopo che di turno ne aveva già fatte 8, e ascolti mille volte le parole “aspettiamo, vediamo…” da quei medici senza certezze, capisci subito, sottinteso sempre, il proseguo della frase “…e preghiamo”, se puoi accoglierlo.
E’ naturale e umano desiderare che tutto vada per il meglio, è lecito sperarlo, ma non è giusto pretenderlo. Considerare automatico che, se qualcosa va storto è perché qualcuno ha sbagliato non ha senso e fa pure male alla sanità, ai medici, ai pazienti e a coloro che restano a piangerli.
Perché c’è un dolore più grande della perdita di una persona cara, ed è rimanere inchiodati a quel dolore dalla rabbia e dal desiderio di vendetta o, come si dice adesso, di “giustizia”.
Be First to Comment